Viaggiare in gravidanza

Viaggiare in gravidanza

Ciao wanderlusters,

oggi viaggiamo tra i ricordi del passato e più precisamente ho deciso di raccontarvi come ho vissuto la mia prima gravidanza… in the road.

Se mi segui sui social sicuramente sai già molte cose di me, in caso contrario ti rimando alla presentazione di chi siamo.

Io mi chiamo Sara ho 37 anni e 8 anni fa mentre vivevo in Australia con Matteo ho scoperto di essere incinta.

Il progetto si e delineato subito: Giulia (perché Matteo aveva le idee ben chiare sul nome e sul sesso) sarebbe nata in Australia. Se ti interessa sapere tutto su come partorire all’estero in Australia, leggi il mio articolo dedicato.

Le cose non sono andate come volevamo, ma non posso dire di non avercela messa tutta.

In Australia avevo un’assicurazione sanitaria privata che però non copriva la gravidanza  (e chi ci pensava quando sono arrivata che mi sarei trasferita lì?).

Come affrontare una gravidanza all’estero

Tutte le spese mediche mie sarebbero state coperte dal servizio sanitario australiano, ma quelle del parto no… e anche se avevo scelto di partorire in una casa apposta i costi erano improponibili per me (in Australia puoi decidere di partorire in una struttura dedicata solo all’ostetricia, ne parlo meglio qui…)

La soluzione più semplice era quella si uscire dall’Australia e rientrare. Con questo giochetto strategico si sarebbe riattivata la Medicare, ovvero la copertura sanitaria gratuita alla quale ogni cittadino italiano ha diritto appena entra in Australia ( per un accordo stipulato tra i due paesi negli anni in cui ci fu un grande esodo di italiani per il down under).

Prima di uscire però decido di trascorrere un po’ di tempo con Matteo che, sempre per una questione logistica di visto, non mi avrebbe potuta seguire fuori dall’Australia.

On the road in gravidanza in una station wagon

Ovviamente il nostro viaggio non è stata una vacanza all inclusive, ma abbiamo deciso di partire in macchina e fare tutta la costa est dell’Australia.

Abbiamo subaffittato casa e senza troppa organizzazione siamo partiti: abbiamo viaggiato per 6 settimane in una delle zone più belle dell’Australia, dormendo nel bagagliaio della macchina, parcheggiata dove capitava, su uno scomodo materasso gonfiabile.

Abbiamo vissuto dei momenti fantastici e anche tante piccole scomode disavventure.

On the road in New Zeland a cinque mesi di gravidanza

Il viaggio con Matteo fu solo il primo degli on the road vissuti in gravidanza.

In accordo con l’ostetrica che mi seguiva quando arrivai al 5 mese di gravidanza, tornammo a casa a Byron Bay e io partii per una vacanza in Nuova Zelanda, al termine della quale sarei potuta rientrare e beneficiare della Medicare senza problemi.

Era il piano perfetto soprattutto per me visto che mi si preannunciavano altre avventure pazzesche in Nuova Zelanda.

Purtroppo le cose non andarono proprio come avevo programmato e alla partenza dall’Australia mi bloccarono alla frontiera; mi lasciarono partire ma mi vietarono di tornare.

La burocrazia australiana è veramente molto complicata e se ti interessa saperne di più ti lascio all’articolo dedicato ai visti australiani…

Quindi tornando a noi, io mi ritrovo in volo per la Nuova Zelanda, con un’amica che sarebbe rimasta con me solo qualche giorno e senza la possibilità di tornare a casa mia a Byron Bay da Matteo.

Trascorro giorni impegnativi a livello psicologico e quando la mia amica ritorna in Australia io decido di rimboccarmi le maniche: non sapevo quando avrei rivisto Matteo e nemmeno dove, ma mi trovavo in uno dei paesi più suggestivi del mondo e decisi di approfittarne.

Trascorsi un mese on the road, zaino in spalla, girovagando per l’isola del sud, incinta e da sola. Mentre visitavo i posti fantasticavo di quando li avrei rivisti con Matteo e Giulia… in Nuova Zelanda ho sentito i suoi calci per la prima volta.

Dopo più di un mese trascorso letteralmente arrangiandomi per qualsiasi cosa, decido che la Nuova Zelanda e il suo clima gelido non faceva assolutamente per me; così prendo un volo per Bali.

Gravidanza a Bali, tra visite e Asian food

Bali mi accoglie con odori e profumi che una donna incinta difficilmente può amare, ma io che venivo da 3 mesi di nausee continue, finalmente sparite, ero arrivata al punto che mangiavo qualsiasi cosa.

Arrivo a Bali con un pancino sempre più grande e giunge l’ora delle visite di rito. A differenza delle tante scadenze alle quali una donna incinta in Italia deve sottostare, in Australia non è così; io speravo ancora di ritornarci e continuavo a seguire le indicazioni della mia bizzarra ostetrica di Mullumbimby.

Al sesto mese inoltrato prenoto l’ecografia morfologica ( o una fattispecie molto meno invasiva) in una clinica privata di Kuta.

Matteo, che non mi vedeva da quasi due mesi, prenota un volo e mi raggiunge, perdendo diritto al suo visto australiano.

Mentre l’Australia inizia a diventare un miraggio lontano, iniziamo la nostra nuova avventura senza sapere bene cosa succederà.

Affrontiamo l’ecografia con trepidazione perché era la prima che facevamo dopo quella iniziale fatta a 11 settimane.

In una clinica Balinese che pizzava tremendamente di incenso e riso fritto vediamo per la prima volta il viso in 3d di Giulia e, da un dottore strampalato che non parlava inglese, scopriamo che sarebbe stata veramente femmina.

La frase del dottore per dirci il sesso??

“There’s a leg, here another one and nothing in between”

Non me lo dimenticherò MAI.

L’ultimo volo in gravidanza

Dopo aver trascorso quasi due mesi in giro per Bali ci stavamo abituando a quella nuova vita e la possibilità di partorire sull’isola diventava sempre più reale… purtroppo però riceviamo una chiamata dal fratello di Matteo che ci rivela che suo padre si era aggravato che i medici non gli avevano dato molto tempo.

Ci ritroviamo davanti ad un’altra decisione molto difficile e, anche se con il senno di poi abbiamo capito di aver fatto la scelta sbagliata, decidiamo di rientrare in Italia entrambi.

Io ero di 8 mesi e Matteo non mi avrebbe mai lasciata a Bali con il rischio di partorire da sola.

Torniamo entrambi in Italia dove purtroppo il papà di Matteo morì poco dopo.

Una volta superato tutto però ci di presenta un nuovo problema: io sono troppo avanti nella gravidanza per poter essere ammessa in un volo intercontinentale.

Dopo 9 mesi di peripezie in giro per il mondo Giulia nasce in Italia.

In questo articolo non volevo affrontare questa storia in chiave sentimentale, ma il mio intento era quello di trasmettere la naturalezza della gravidanza.

Io e Giulia abbiamo viaggiato, abbiamo mangiato nei peggiori warung asiatici e dormito veramente nei peggiori alloggi possibili… senza alcun problema e a soprattutto senza nessuna interferenza medica.

Gravidanza naturale

La mia ostetrica mi chiamava spesso, ma non per convincermi a rientrare, semplicemente per sapere come stavo. Non ha prescritto analisi mensili, ne visite invasive… a lei bastava sentire la mia voce e guardarmi per capire che andava tutto bene.

Penso che questa avventura sia stata Il lusso più grande che io abbia mai vissuto. Ho avuto la possibilità di vivere la mia prima gravidanza in totale armonia con l’ambiente che avevo attorno e con il mio corpo.

2 anni dopo sono rimasta incinta di Aldo e devo dire che il modo in cui in Italia viene trattata una donna incinta è assolutamente contro natura: mi sono sentita un esperimento medico, una paziente da controllare… malata.

Ci riteniamo superiori a quasi tutti i paesi del mondo quando invece abbiamo ancora così tanto da imparare.

Con questo articolo sono uscita parecchio dai soliti schemi, ma avevo a cuore di condividere questa avventura dei miei primi viaggi in famiglia.

Se il mio racconto down under ti ha incuriosito ti consiglio di leggere il mio articolo sui diversi visti per l’Australia e magari valutarla come destinazione per il tuo prossimo viaggio.

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